Nella sezione “Una parola per te” ti proponiamo un itinerario eucaristico, alla luce degli scritti della nostra Madre Fondatrice: Ermelinda Rigon suor M. Benedetta del SS. Sacramento, Serva di Dio, che ti accompagnerà in questo tempo speciale, “anno dell’Eucaristia”.
Ermelinda ha vissuto con l’animo proteso verso l’Eucaristia invitando, noi sue figlie, a vivere ogni momento della nostra vita come se fossimo davanti al Tabernacolo. L’idea-forza, comunicataci in mille modi è espressa bene in poche righe: “sia dunque lo spirito del Cenacolo, spirito di fede e di pietà eucaristica; la dolce immagine dell’Ostia santa non solo ci strappi l’atto di adorazione quando ci prostriamo dinanzi al Tabernacolo, ma ci segua misticamente in ogni tempo e in ogni luogo dove chiami l’ubbidienza: nelle case, nella scuola, nell’apostolato, tra il frastuono della strada e nel silenzio della notte, nel lavoro e nel riposo… realizzando, secondo la capacità di ciascuno, la dolce aspirazione di un’anima eucaristica: vivere adorando, morire adorando”.
È un itinerario che ciascuna di noi si ripropone ogni giorno e con gioia lo vogliamo comunicare anche a te.
Tutto è rivolto all’Amore infinito che Gesù ha voluto perpetuare in mezzo agli uomini con “il piccolo segno concreto che è l’Eucaristia”.
Mi pare significativo proporti, per questo “itinerario eucaristico”, uno stralcio del messaggio che il Papa Giovanni Paolo II ha comunicato nella giornata mondiale della gioventù 4 aprile 2004 “Vogliamo vedere Gesù”:
“Cari amici, se imparerete a scoprire Gesù nell’Eucarestia, lo saprete scoprire anche nei vostri fratelli e sorelle, in particolare nei più poveri. L’Eucarestia ricevuta con amore e adorata con fervore diventa scuola di libertà e di carità per realizzare il comandamento dell’amore. Gesù ci parla il linguaggio meraviglioso del dono di sé e dell’amore fino al sacrificio della propria vita. È un discorso facile? No, voi lo sapete! L’oblio di sé non è facile; esso distoglie dall’amore possessivo e narcisista per aprire l’uomo alla gioia dell’amore che si dona. Questa scuola eucaristica di libertà e di carità insegna a superare le emozioni superficiali per radicarsi fermamente in ciò che è vero e buono; libera dal ripiegamento su di sé per disporre ad aprirsi agli altri, insegna a passare da un amore affettivo ad un amore effettivo. Perché amare non è soltanto un sentimento; è un atto di volontà che consiste nel preferire in maniera costante, al proprio, il bene altrui: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). È con tale libertà interiore e tale bruciante carità che Gesù ci educa ad incontrarlo negli altri, in primo luogo nel volto sfigurato del povero”.