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Apostolato

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Comtemplata aliis tradere

Dal Direttorio Spirituale 1962 e dell’apostolato che oggi si realizza nelle comunità del “Cenacolo Domenicano”.

“Ebbi come un’ispirazione: lanciare nel mondo le predicatrici di San Domenico consacrate al Signore".

La vita interiore della Religiosa del Cenacolo Domenicano, deve avere come effusione naturale, l’apostolato e da questo apostolato ricevere continuo alimento alla preghiera, allo zelo, al sacrificio.

Poiché la testimonianza della vita consacrata è la prima forma di apostolato, le religiose imitano San Domenico che “ dovunque si manifestava uomo evangelico con le parole e con le opere” (MOPH) e conformino con le loro azione allo spirito ecclesiale che animò San Tomaso e Santa Caterina dottori della Chiesa.

L’apostolato fondamentale della Congregazione è la diffusione della Verità in tutte le forme approvate dalla Chiesa e richieste del tempo e del luogo. Forme specifiche dell’apostolato della Congregazione sono:

  • Insegnamento catechistico
  • Formazione ed educazione dei giovani destinati all’insegnamento. Il Cenacolo Domenicano promuove scuole primarie e secondarie e diversificato.
  • Internato delle giovani che provengono dei villaggi.
  • formazione e animazione di gruppi ecclesiali ed ecumenici
  • Missione all’estero: Guatemala, Honduras e Albania
  • Servizio della Carità
  • Adozioni a distanza per fare studiare i bambini che non hanno la possibilità economica.
  • Missioni itineranti in modo speciale nei tempi forti di Quaresima e Avvento. Le consorelle si organizzano per andare una settimana ai villaggi e vivere una settimana di preparazione spirituale.
  • Accompagnamento e promozione vocazionale per le giovane che desiderano fare un cammino di discernimento.
  • Collaboriamo nella pastorale delle Parrocchie dove stiamo in tutto quello che ci chiedono e siamo in grado di servire
  • Accoglienza agli emigrati
  • Servizio alle comunità alloggio.
  • Ci rendiamo disponibili ad ogni tipo di apostolato ordinato alla diffusione della Verità.


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PER APROFFONDIRE

Apostolato del Cenacolo Domenicano1

Santificare… apostolato della Verità

Apostolato della cultura cattolica e dell’educazione cristiana

 

L’apostolato della cultura cattolica e dell’educazione cristiana basate sullo spirito e sulla dottrina cattolica, in tutte le forme approvate e proposte dalla S. Chiesa e richieste dalle esigenze dei tempi.

La prima forma di apostolato di cui sopra è realizzata con le Scuole e con i Convitti.

La Congregazione apra Scuole di ogni grado, inferiore e superiore, attenendosi scrupolosamente alle esigenze ed alle possibilità della legislazione scolastica, (in Italia o all’estero, o in missione, a seconda dei casi)

Queste opere porgono occasione e utilità di iniziative specializzate non solo per la formazione intellettuale delle giovani, (anche dei giovanetti, potendo tenere scuole medie miste e solo occasionalmente convitti maschili) ma anche per la formazione religiosa e morale. A questo scopo è bene chiedere la prestazione di ottimi Sacerdoti o Padri Domenicani, scelti con cura, affinché possano alle diverse età e categorie di studenti, offrire il nutrimento migliore.

Ma molto possono fare i membri ben preparati a svolgere argomenti di interesse e di attualità, nell’organizzazione di Associazioni di assistenza fra le studenti delle proprie scuole.

Però il programma di diffusione della cultura cattolica si può realizzare pure con l’opera diretta dei membri, attraverso conferenze religiose, morali, in pubbliche adunanze, promosse per studenti, insegnanti, padri e madri di famiglia, nelle sale agli Istituti e anche fuori.

Importante sarà la pubblicazioni di Giornali per particolari categorie, opuscoli, opere, come la collaborazione alle pubblicazioni altrui di propaganda cristiana e morale.

Si promuovono con diligenza e zelo le iniziative religiose e culturali nelle opere di assistenza delle Insegnanti laureate, delle universitarie, delle maestre elementari, (con corsi di cultura appropriata, esercizi spirituali, ritiri, conferenze, concerti, films con cineforum, viaggi culturali, pellegrinaggi, e con tutto ciò che può conservare lo spirito cattolico e la stima del buon costume nei cattolici praticanti, e destare convinzioni assopite nei lontani [...].

È bene tener presente la ricca varietà di forme di apostolato (II-III-IV Cap. Generale) che possono variare da zona a zona, specialmente nelle opere di missione in patria e nelle terre di missione all’estero.

Particolarmente accessibile è poi, nelle Parrocchie e in missione l’insegnamento del Catechismo a grandi e piccoli, purché i membri siano ben preparati nella dottrina e nella pedagogia dell’insegnamento.

Il III Cap. Generale sull’apostolato (vedi pag. 34 degli Atti) “prende l’iniziativa culturale di fondare, nelle Case dove si renda possibile ed opportuno, un apostolato della Buona Stampa e particolarmente dei S. Vangeli, della S. Scrittura, di letture sacre, di letture di eminenti scrittori cristiani e di convertiti, di opere pedagogiche per insegnanti, in quella forma che si renda più adatta al luogo…” e al tempo.

Utilissime a tale scopo sono le Mostre del libro, e le vendite permanenti.


 

ISTRUZIONE DELLA MADRE FONDATRICE

Vol. III

Conferenza della Madre Fondatrice alla consorelle – 27 settembre 1959
Pag. 348 e seguenti

… Anche se volessi tacere c’è qualcosa dentro di me che mi spinge a parlare: il parlare a voi ha per me oggi un valore di missione.

Mi è venuto in mente di tracciare davanti a voi la figura della suora del Cenacolo Domenicano come la vedo e come la penso, e come mi pare la pensi Nostro Signore.

Se apriamo la prima pagina delle nostre Costituzioni, ci accorgiamo che la religiosa del Cenacolo Domenicano ha una ben chiara posizione (vedere il I art.). Propriamente, l’apostolato della suora del Cenacolo Domenicano è quello del frate Predicatore: la diffusione della Verità e l’apostolato della parola.

Chi lo potrebbe negare?

Il Predicatore è destinato a salire sul pulpito per distribuire il frutto dei suoi studi e della sua preparazione religiosa a delle anime, tante o poche non importa. E’ l’apostolato della parola, che è un apostolato di carità anch’esso, ma anche di verità.

 

La Verità nella Carità – La Carità della Verità

Dare la Verità alle anime è cosa grande, come dare da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete. E’ carità della verità, perché la verità è il cibo dell’uomo, quello che Gesù Cristo ci ha dato e senza del quale noi non possiamo vivere soprannaturalmente.

Egli, il Verbo che ha assunto la natura umana, è venuto a redimerci, ma anche a rivelarci la verità, quella verità che l’umanità non avrebbe potuto acquistare da sé; quella verità ce l’ha portata Lui, che è il Verbo del Padre, la Parola eterna del Padre.

E si è fatto parola umana come la nostra per entrare nell’anima dell’uomo, come entra qualunque parola umana. Quella Parola era la Verità.

Cristo, dunque, è la Verità.

L’ha detto Lui stesso: “Io sono la via, la verità, la vita”.

Via, per condurvi al Cielo.

Verità, perché sono la Parola stessa del Padre.

Vita, perché vi porto la Grazia che ho guadagnato con la mia passione, la mia vita stessa, che vi permette di vivere da figli adottivi di Dio.

Specialmente dopo il peccato originale, con cui gli uomini si erano allontanati da Dio ed erano stati abbandonati a tutti gli orrori della lontananza dal Padre.

La lontananza dal Padre è orribile, è dura, è mostruosa.

La lontananza dal Padre non è più vita: è morte.

La lontananza dal Padre non è più serenità: è tortura.

Non è più luce: è buio.

La lontananza dal Padre non è più paradiso: è inferno.

L’apostolato del Frate Predicatore è la diffusione della Verità.

Io sento di potervi dire che anche il nostro programma è quest’apostolato della parola fatto secondo certe disposizioni adatte alla nostra qualità di donne e di religiose.

Apostolato della parola

Oggi mi propongo di fissare davanti a voi che cosa si deve intendere per apostolato della parola nel Cenacolo Domenicano.

Si può parlare con la voce e senza strepito di voce: in questo caso la parola è interna. Quante volte ciascuna di noi parla internamente: e nessuno sente quello che diciamo dentro. Dentro possiamo fare dei lunghi discorsi, è una cosa naturale.

Ma io voglio parlare di una parola interiore che si svolge nel fondo della nostra anima, dove la fede ci dice che sta la SS. Trinità che un’anima in grazia conserva dentro di sé. Non sempre l’anima è cosciente di questa santissima Presenza, non sempre ne è abbastanza cosciente per parlare internamente con questa santa Presenza, cioè per parlare con Dio.

Raccoglietevi un momento a pensare ai momenti più belli della vostra anima: “Signore, ti amo!” “Signore, ti ho offeso, perdonami!” “Signore, sono una miserabile, abbi pietà di me” “Signore, sono turbata, abbi misericordia di me”.

Signore! Signore! E di mano in mano che l’anima diventa più santa, si allargano i suoi orizzonti: “Signore, ci sono tante anime che si perdono!” “Signore, non guardare più a me, pensa solo a quell’anima” . E’ l’atto di carità che si sprigiona dall’anima che ama Dio. “Signore, sono tanto orgogliosa! Vedo che non mi posso vincere; aiutami, Signore, perché voglio servirti bene”.

Questi sono i colloqui più belli che avvengono nell’anima nostra.

L’apostolato della parola incomincia qui, dalla preghiera.

… La religiosa del Cenacolo Domenicano è chiamata a pregare sempre: salendo una scala, viaggiando in tram, in treno. Non c’è bisogno che si faccia vedere da tutti. E’ chiamata a quel colloquio interiore col Signore di cui dicevo prima e a dire almeno: “Signore, credo, ti adoro, ti amo”, le tre parole che ho cercato di insegnare alla bambine.

… La religiosa del Cenacolo Domenicano non deve fare fatica a raccogliersi dentro di sé per volgere un atto di adorazione al Signore.

Ho desiderato che nella preghiera “O Regina del S. Rosario” ci fosse il ricordo dello spirito di adorazione che aveva la Madonna. Perché la Madonna era sempre in adorazione quando aveva Gesù in casa. E anche S. Giuseppe adorava il Signore. E anche Gesù era sempre in adorazione del Padre, come il Verbo lo adora.

Mi piacerebbe tanto che i membri del Cenacolo Domenicano imparassero questo. Oh, quante volte certi momenti di malinconia cadrebbero! Quante volte quel distacco da noi stesse, così difficile, avverrebbe senza fatica, perché, vedete, ricordatevelo, la preghiera di adorazione  è una preghiera disinteressata, perché si pensa solo a Dio, si vede lui, il re del cielo e della terra e Colui che è Verità, che dal Padre è stato costituito dominatore di tutte le cose visibili e invisibili! E’ Lui!

Adorazione a Dio: “Ti adorino tutte le genti perché tu solo sei degno di essere adorato!”. Ora, l’atto di adorazione può uscire dall’anima nostra ed essere sentito solo da Dio: è, insieme, un atto d’amore. Non credete che il Signore abbia una grazia particolare per ognuno di questi atti di adorazione?

E quella santità che è tanto difficile e che noi vogliamo, che dobbiamo volere, che abbiamo abbracciato come desiderio quando siamo entrate in religione, sarebbe operata da Lui medesimo momento per momento, dando alla nostra anima una purezza di pensieri, di sentimenti, di parola interiore, una grandiosità di onore a Dio e una fecondità straordinaria; perché la fecondità della nostra unione con Dio è quasi – fatte le dovute proporzioni – come quella di Gesù Cristo.

L’apostolato della parola incomincia da qui.

Desidero che lo teniate presente: la vostra vita interiore di unione con Dio costa fatica perché la nostra natura ci fa tanti brutti scherzi. L’orgoglio, terribile, più terribile di qualunque cosa, la nostra cecità, l’attaccamento a noi stesse, i sentimenti non sempre puri, i pensieri un po’ avvolti dalle cose del mondo, le tentazioni, ci fanno faticare; ma tutti i superamenti di una tentazione, di una cattiveria, di una impulsività che ci ha permesso di dire cose cattive che non volevamo dire, di una specie di rancore verso i Superiori quando ci sembra che siano stati ingiusti verso di noi - e questa visione è ingigantita dalla nostra passione – questi superamenti fruttano come un’opera di apostolato. Ci avete mai pensato? Fruttano la salvezza delle anime, come quando noi preghiamo, perché il Signore l’accetta.

Capite? E’ fecondo di apostolato questo superamento fatto per amore suo; i piccoli sacrifici abbracciati interiormente, la preghiera durante il lavoro: tutto è preghiera che si unisce a quella di Cristo e salva le anime.  

Apostolato della parola interiore.

Ma – direte – questo è silenzio, non parola. Sicuro, la parola interiore è silenzio. E il silenzio interiore è parola perché è un colloquio che si svolge solo con Dio. Dio non ha strepito di voce e noi possiamo parlargli senza strepito di voce.

Ma c’è l’apostolato della parola esterna.

Io mi permetto di dirvi che non si deve credere che l’apostolato della parola sia soltanto quello che si fa quando si predica. In questo momento io sto facendo l’apostolato della parola. Fa l’apostolato della parola ciascuna di voi ricevendo le scolare, le convittrici, le persone che vengono nei nostri pensionati. C’è una parola che possiamo dire sempre: è l’espressione della bontà. Non si può immaginare che apostolato è quello della bontà… Ma voi capite che non esce la parola della bontà se la bontà non è già dentro di noi.

Tutte le regole dicono che si deve parlare con molta carità, ma… la vita comune porta delle difficoltà che tutte noi conosciamo. Spesso ci sono delle parole dure, astiose. Tutto ciò è contrario alla bontà.

… Come sarebbe bello che della religiosa del Cenacolo Domenicano si potesse dire: “Come si sente che è un’anima di Dio”. Ma non si rivela Dio se non si è di Dio interiormente. Invece, purtroppo, ci sono delle lingue affilate come rasoi. Guardate che non siano le vostre! Se è vero che la bocca parla dell’abbondanza del cuore, la bontà interiore deve esprimersi con parole di bontà e di carità.

La parola di compatimento è ancore parola di bontà e di carità. A quella che soffre, una parola cordiale scende nell’anima come la goccia di rugiada scende nel calice secco del fiore, e la calma, la rinvigorisce.

Ecco l’apostolato della parola per tutte.

Avvicinare le ammalate, gli afflitti, con l’arte di dare la parola di bontà è una delle più ricche elemosine spirituali.

L’innocenza della lingua è una beatitudine.

Guai a chi si rende colpevole di dividere e non di riunire gli animi! Quante volte si divide perché non siamo a posto e lo comunichiamo agli altri! Guai! Gravissimo! Un autore dice che di chi crea divisioni si potrebbe dire quello che il Vangelo  dice di coloro che danno scandalo.

Parole di perdono. Chi ha offeso chieda perdono umilmente. Siamo pronte a chiedere perdono quando abbiamo offeso? Io, Superiora, vi dico che non siamo pronte. Perché io, Superiora, ho ricevuto dai membri che mi sono cari delle offese dirette, ma non mi è stato chiesto perdono; io le ho perdonate, perché le amo, perché spero che almeno abbiano chiesto perdono a Dio.  …

Non basta umiliarci nell’intimo: occorre l’umiliazione esterna di chiedere perdono.  …

La parola della religiosa del Cenacolo Domenicano deve essere una parola schietta, precisa. E’ vero che anche essendo schietti a noi Superiori può succedere di essere tacciati di bugiarderia. Peggio per chi lo dice. Ciascuna di noi cerchi di essere schietta e, pur adoperando carità massima, dica la verità senza mascherarla. Si conservi quella schiettezza limpida che è propria del Padri Domenicani.

Poi c’è l’apostolato della parola diretta e quello più vicino a quello dei Predicatori è l’insegnamento. C’è nella Congregazione lo sforzo di portare tutte o quasi tutte a contatto di qualcuno  a cui insegnare (il pianoforte,  la stenografia, la calligrafia, il taglio, la religione…).

Naturalmente l’apostolato più importante per una suora del Cenacolo domenicano è il catechismo, la religione ad alunne o a persone adulte. Questo apostolato della parola è il più santo, perché porta direttamente la verità insegnata da Cristo, ma bisogna anche studiarla, ed è per questo che abbiamo ordinato ad ogni Casa di promuovere l’istruzione religiosa a cicli per i membri di quella Comunità.

E poi c’è l’istruzione in genere.

E poi conferenze, anche in pubblico.

Quelle che ne hanno l’attitudine dovranno arrivare anche a questo. ….Non siamo chiamate a parlare dal pulpito; si può parlare da una predella, da un palco. E allora io parlo. Se non si è mai fatto, si potrà fare.

…. Ciascuna nel posto che l’obbedienza le ha dato faccia la predicatrice nel modo che è consentito dalle sue capacità.

Iddio non ha neppure bisogno di predicatori: ha bisogno di anime amanti, ciascuna nella sua capacità e ciascuna nell’obbedienza. 


1  Due fogli manoscritti. Il riferimento al IV Capitolo generale li pone dopo il 1961 (nota dell’archivista)

 

 

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